Imprenditoria femminile: bandi e casi studio

Quello dell’imprenditoria femminile è un argomento al centro dell’attenzione mediatica nel XXI secolo. In tutto il mondo il numero di imprenditrici sta crescendo in modo esponenziale e, nonostante questa notevole apertura, ancora molte sono le difficoltà e gli ostacoli che le donne, quotidianamente, devono affrontare. Stando alle statistiche riportate dal World Bank Gender Data Portal una impresa su tre è guidata da una donna e, su scala mondiale, questo caso è maggiormente presente in America Latina, in Asia e in Europa. Nonostante le difficoltà, però, molte sono le misure atte a sostenere ed incentivare l’imprenditoria femminile. Innanzitutto, considerando l’Italia, numerose sono le agevolazioni e gli incentivi sia nazionali che internazionali. Il “Fondo Impresa Donna”, ad esempio, prevede un contributo a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati. “ON Oltre Nuove imprese”, a tasso zero, agevola l’imprenditoria rosa e, come per l’iniziativa precedente, può essere richiesto il contributo attraverso il sito web Invitalia, nella sezione dedicata. “CoopstartupHER”, invece, promuove iniziative imprenditoriali femminili di gruppo, garantendo fino a 10.000 euro di prestito a fondo perduto. Esistono, poi, contributi destinati all’imprenditoria femminile nel campo editoriale, fino a 200.000 euro; il nome del bando in questione è il seguente: “Contributi per progetti finalizzati ad incentivare l’occupabilità e autoimprenditorialità delle donne e il contrasto a stili di comportamento lesivi dell’identità femminile”. Numerose, infine, sono le iniziative regionali, volte alle giovani donne imprenditrici che hanno un’idea ma non i mezzi e le possibilità per svilupparla e renderla concreta. Le donne che realizzano imprese sono una realtà in continua crescita e sviluppo e, al pari degli uomini, stanno conquistando il mondo con le loro capacità. È possibile citare due nomi di donne italiane che ce l’hanno fatta: Anna Fiscale e Cristina Fogazzi. Classe 1988, Anna Fiscale si iscrive all’Università degli Studi di Verona da dove prende il volo per dirigersi in India, seguita da una ONG, per potersi dedicare ad un argomento molto vicino alle questioni di genere cioè il microcredito e l’emancipazione femminile. Tornata a Milano consegue la laurea in Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali. Alla giovane età di 25 anni, nel 2013, fonda progetto “Quid” che permette alle persone in difficoltà e in una condizione di svantaggio, prevalentemente donne, di inserirsi nel mondo del lavoro. Ad oggi il progetto Quid è un modello di business che realizza prodotti etici per note aziende. L’impresa di Anna ha dato la possibilità di lavorare ad oltre 150 persone di diverse nazionalità ed è destinata a crescere sempre di più. Il caso di Cristina Fogazzi è diverso rispetto a quello appena analizzato. A causa di difficoltà economiche, dopo due anni di studio, è costretta a lasciare l’Università e dedicarsi al lavoro. Diviene responsabile in un negozio di parrucchieri fino a che la passione per l’estetica la porta ad avvicinarsi a quel mondo e inizia a studiare. Si fa conoscere attraverso un blog online e, grazie al suo modo di comunicare, entra subito nel cuore di molte donne pronte a sostenerla. Cristina, infatti, nel 2009 riesce ad aprire con le proprie forze il primo salone estetico a Bellavera. Nel 2019 inaugura finalmente il “VeraLab” a Milano e, nel giro di qualche mese, grazie agli incassi, dà vita a numerosi saloni in giro per l’Italia.
Le donne sono l’esempio più concreto di forza poiché, anche in mezzo alle mille difficoltà di un mondo ancora troppo maschilista, riescono ad affermare sé stesse, vincendo tutti i pregiudizi e conseguendo risultati brillanti.

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